Estate Felici

Vetrini

Allora sono ormai una donna di 49 anni e vivo a Vicenza dall’ottantasei sempre in questo condominio, ma non in questo appartamento perché mia madre aveva preso casa che, fatalità, si affaccia sul lato del San Felice, dal lato appunto del manicomio di San Felice, da dove si vede anche la Chiesa. Lì io ho vissuto fino al 2002 poi ho preso questo appartamento.

Quindi in realtà in questo condominio ci vivo da una vita, da quando sono adolescente. E però adesso, come dire, ho due visuali diverse di Vicenza. Prima appunto mi affacciavo dalla parte di dietro… di San Felice che va verso Verona e si vedevano – dal lato di mia madre che era bello – i colli di Montecchio, i due castelli di Romeo e Giulietta, la natura. Da quest’altro lato invece di Viale Torino vedi di più la città perché l’appartamento è proteso verso il centro. Adesso pensando ho anche il lavoro attaccato casa, perché io sono educatrice all’asilo nido, e il nido nel quale lavoro adesso hanno fatto una struttura nuova ed è un’ala del vecchio manicomio del San Felice. Quindi sono tutta qua. 

E pensando appunto al manicomio mi è venuto in mente che, per varie storie insomma, alla fine siamo riuscite un po’ a stare dentro a tutto il meccanismo di ristrutturazione del nido. Il dirigente ci ha detto “Ma si fatemi vedere un po’ cosa pensate” e noi ci siamo molto impuntate. Perché il concetto di nido, neanche parlando con gli architetti c’è. Perché uno ti fa la scuola dell’infanzia ma il nido è completamente diverso!

E quindi quando siamo andate all’inizio è stato impressionante perché abbiamo visto l’ala – l’ala che era predisposta per i matti. E c’era anche quella con le stanze di isolamento. E quello che mi ha fatto effetto era che, appunto, nell’ala in fondo dell’isolamento, avevano le porticine piccole con il vetrino no… e i vetrini erano tutti graffiati che fa impressione. C’era la gente chiusa lì dentro sai? E poi l’altra cosa che le pareti di questa stanza quando entravi non erano a 90 gradi, erano in diagonale perché i secondini, o chi doveva entrare, poteva vedere dal vetrino la persona. Perché se era a 90 gradi rischiava che qualcuno si nascondesse dietro ok? Questa è la logica che ci hanno spiegato.

Quindi in effetti  all’inizio c’era questa forte tensione emotiva perché un po’ avevi questa sensazione di queste emozioni e di quanto, quindi, questo malessere era vissuto in questi ambienti per tanti anni. Quindi in effetti all’inizio lo guardavamo e dicevamo “Mamma mia. Venire qui dentro?!?”. Poi chiaro dopo sono stati fatti i lavori, gli aggiustamenti etc. e un po’ ci siamo dette così “Il fatto di andare lì con il nido, dove ci sono le emozioni dei bambini… portare un’energia diversa no? In contrasto a quello che era stato malato. Ma non malato le persone. Malato l’ambiente”. 

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