Estate Felici

San Lazzaro è stato uno dei Bronx

Il Bronx lo chiamavamo. Noi che non abitavamo qua. Ma anche loro. Sanno che era il Bronx. Tutta la città. Man mano che costruivano i PEEP, l’edilizia popolare, diventavano dei Bronx perché la maniera più sbagliata di costruire, ma all’epoca ti davano il contentino così, tu metti insieme i meno – quelli più svantaggiati economicamente e li metti insiemi – e crei il Bronx. E San Lazzaro è stato uno dei Bronx.

Guarda dove c’è il PEEP, sempre è scoppiato… sono sorti problemi. Non nascono, o nascono poco – ai Pomari, ai Ferrovieri o in altri luoghi – perché non è… queste sono residenziale pubblica, cioè le proprietà pubbliche ma non necessariamente Edilizia pubblica Popolare che ha un’altra utenza. Noi quando siamo entrati eravamo quasi tutti sfrattati che però poi abbiamo comprato. Che mediamente queste famiglie non erano non abbienti, di ceto… avevano avuto solo la sfortuna di essere in affitto e non avere più la disponibilità dell’alloggio. E quindi come dire sono quartieri un po’ come dire… come gli altri. Con una presenza equilibrata di ceti sociali. E questo è indispensabile. E questo è fondamentale, perché anche nei Consigli comunali, sollevavamo sempre questo problema di non ricreare dei ghetti, delle zone lager isolate. Perché è sbagliato. Tipo nell’edilizia dei Ferrovieri, Ferrovieri si… c’è un edificio dove c’è un appartamento per i nomadi. Ti lascio immaginare la difficoltà.

Però è stata trovata una soluzione intelligente secondo me, anche se rischiava di sembrare un po’… come si può dire… vabbè! La soluzione è stata di creare di fianco al condominio un appartamento su due piani con ingresso appartato. Quindi che non sono dentro la scala, dentro… ma per conto proprio. E questo credo sia stata una soluzione buona perché ha favorito l’inserimento. O perlomeno non ha favorito il conflitto che può nascere anche quando c’è una sola famiglia di nomadi. Perché le abitudini sono diverse… e quindi figurati poi in case popolari cosa sarebbe successo. Perché lì ai Ferrovieri hanno mischiato case popolari con residenze anche in vendita. E su quelle popolari sai… sono quelle più difficili. E mi sembra una soluzione intelligente. Non è razzista secondo me. Ma è intelligente la soluzione. Perché o stanno fuori, o non gli danno le case, o li mettono dentro nelle case dove magari ci sono solo loro perché magari gli altri 2-3 appartamenti non sono ancora affittati eccetera. Non li possono mettere con gli anziani perché hanno paura. Cioè ci son tanti problemi veri. E per trovare un’integrazione secondo me, all’epoca – all’epoca non adesso – è stata secondo me una soluzione intelligente. E questi rom i vedo ancora in giro e sono simpatici. Una famiglia da 7-8 ragazzi con mamma e papà ancora giovani. E so che abitano lì, e credo che sia quella casetta che all’epoca era stata destinata a loro. Può darsi che abbiano anche un appartamento adesso. 

Io ho visto una bellissima trasmissione in questi giorni. Rai 1, credo addirittura sia quella della domenica speciale forse. E ho visto un’intervista dentro un campo rom perché non sono neanche su roulotte… come quando ci sono i terremoti. Sono sui container insomma. Ma brava sta signora, bravissima… sentissi come parlava bene. Ha mandato tutti i figli a scuola e ci teneva a dire che suo figlio ha amici anche a scuola, che è stato accolto ed è lei che si fa problemi ad invitare altri genitori perché dice “Sai sanno che noi siamo rom, siamo nomadi… magari non vengono volentieri. Sono io che non li invito”. E insomma sentivi che c’era veramente un rapporto bellissimo con il quartiere dove erano inseriti e dove aspettavano di avere un’abitazione perché ovviamente abitare in un container. D’estate bolle, d’inverno è gelido ed è piccolo così. Ecco lì si aprono ragionamenti diversi sull’integrazione. I figli vanno a scuola, vanno a scuola con buoni risultati e accolti dagli altri bambini, hanno degli amici…

È a senso unico eh! Cioè loro si adattano a noi, ma presumo che questo in qualche modo aiuti anche… un percorso inverso.

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