Certo che ho vissuto il pregiudizio e lo stigma. Ma prima di tutto già dai familiari. Perché al di là della paura che è una cosa sconosciuta… c’è proprio il modo… non c’è una coscienza e non c’è un’adeguata cultura di questi disturbi qua. Ma parlo anche per me stessa all’inizio. Però al di là del fatto che c’è ancora molto da studiare… perché non c’è abbastanza investimento nella ricerca in questo ambito qua – l’ho sempre detto – però i familiari si spaventano, non sanno cosa fare… quindi cioè si tirano indietro… cioè non sanno neanche loro come comportarsi.
E poi fuori… senti parlare la gente… “Ah quello è matto!”.
È diverso quando c’è una disabilità di altro tipo. La disabilità fisica la accetti in un altro modo, al di là che magari guardi un po’ così anche uno che è in carrozzina. Ha dei limiti… fai fatica a dire “Beh come mi approccio a sta persona?”. Ma se tu la pensi invece come una persona… riesci anche a comportarti normalmente al di là che uno abbia dei limiti, perché tutti ne abbiamo limiti… c’è chi ne ha di più e chi ne ha di meno. Ma allora può diventare anche un arricchimento la disabilità della persona.
Ciò quella mentale è… è più difficile da gestire. Ma perché? Perché dopo non c’è, neanche nella società, una volontà di capire, di conoscere o di dare informazioni specifiche. E quindi capito Manicomio tutte ste robe qua… sta cultura antica. Tutta la battaglia che ha fatto Basaglia e che adesso stan distruggendo tutto quello che aveva fatto anche lui… cioè invece di aprire la volontà mi sembra quella di rinchiudere e di dimenticarli, così ci togliamo il problema.
Ma non è così… perché tanto più adesso con tutta la pandemia… vedi insomma la gente è un po’ tutta depressa, o fuori di testa… e dopo dicevo così anche stamattina… non li gestisci e dovrai aver a che fare con dei problemi enormi. Cioè la società diventerà ingestibile perché se tu non riesci a capire che devi investire sulla salute mentale… cioè si parla di salute mentale. Ma è un nome sbagliato perché per come è gestita adesso non puoi parlare di salute mentale. Parli solo di malattia, malattia mentale, limiti che ti da la malattia mentale.
Se invece tu invece la vedessi come un’opportunità no? Anche di scoprire lati diversi delle persone, della mente umana anche lo stigma non esisterebbe più. Ma lì è un lavoro da fare… partire magari dalle psichiatrie, dai CSM (Centri di Salute Mentale) con delle aperture anche… anni fa si era provato a fare delle cose – tipo delle conferenze, delle cose così di apertura anche alla cittadinanza e spiegare alcuni aspetti del disturbo insomma – perché sennò si sa… quello che non si conosce comunque fa paura e poi le persone possono diventare veramente cattive anche no? Perché vedono che uno si comporta in modo un po’ diverso no.. un po’ strano e già lo ghettizza subito. Lo etichetta e lo rifiuta insomma è così nella società.
La maggior parte non vuole, non tutti per fortuna, aver a che fare con problemi… in genere uno evita problemi, perché uno già fa fatica a pensare ai suoi e quindi pensa che questo sia un problema troppo grande… da pensare, da gestire. Però tante famiglie hanno problemi, tante… è perché questo tipo di familiari in genere si chiudono.
Sì, perché anche loro stessi si vergognano. Hanno oltre al problema, che molte volte è gestito anche male, perché le risorse appunto non vengono messe in campo adeguatamente, c’è anche questo dire “Ecco mi vergogno”. Perché magari vai fuori e il tuo familiare fa delle cose un po’ fuori dal normale e allora dici vabbè, la gente guarda strano, e ti vergogni… c’è questa… questo atteggiamento qua. Però… io ho superato ma non è semplice per tutti. Pensa anche ai genitori anziani che magari sì, cultura relativa ma non per colpa loro, che si trovano a gestire magari un figlio grande… adulto e che non sanno, non hanno i mezzi.
E cosa fai? Ti chiudi in casa. Non va bene… poi perdi anche delle persone che erano sane che poi diventano problematiche a loro volta.