Il mio primo giorno di lavoro al San felice è stato proprio lì si… e gli ospiti erano diverse erano 14. Generalmente eravamo un operatore solo, o un infermiere. Qualche volta 2… però c’era l’educatore quindi eravamo… ci sostenevamo bene.
Ti dirò che gli ospiti una volta conosciuti, una volta capite, una volta che si è entrate un po’ nel loro mondo credo che tutto sommato… come dire si instaura un rapporto umano anche sereno… serio indubbiamente… e noi eravamo tutte giovani, giovani, fresche diciamo di Ospedale psichiatrico e quindi con una mentalità che non aveva niente a che fare con il manicomio di prima ecco insomma.
E quindi eravamo infermiere… e persone tra persone in fin fine… persone tra persone… ci siamo anche tanto divertite eh! Tanto devo dire la verità… abbiamo sofferto, siamo state preoccupate… qualche momento era molto difficile. Ecco sì bisogna entrare nel mondo, bisogna capirlo. Non si da per scontato che ci sono delle cose che capitano o dei segnali che si vedono, che si notano che sono da interpretare e una volta che si conosce la persona, il mondo questo mondo che sembra a parte – che poi non è a parte alla fin fine – era a parte perché naturalmente è appartato. Ma è un’umanità che con i suoi problemi, con le sue cose belle, con le sue capacità, con le sue incapacità, con le sue debolezze e sofferenze e anche momenti di gioia… si direi proprio e di divertimento e altri abbastanza pesanti invece ciò.
E l’importante è accogliere queste cose. Accoglierle molto ecco. Naturalmente senza giudicare e senza prendere chissà quali decisioni al posto della persona. Piuttosto sostenere, capire, dare speranza. Il dr. Maralfa diceva “dare speranza è già curare” ed è una cosa vera, molto vera. Ecco ci vuole anche pazienza, la pazienza di ascoltare, la pazienza di vedere che le cose non cambiano magari… però in altri momenti magari si ha la felicità di vedere che alcune cose invece cambiano nelle persone, che stanno meglio ecco… questo è molto importante.
Un’immagine per San Felice? Per come l’ho vissuto io eh… noi avevamo davanti. Il San Felice è un parco no? E avevamo davanti molti alberi bellissimi. Ci sono ancora spero! Le magnolie quando sono in fiore. Avevamo davanti alla Comunità un grande albero maestoso che un anno un fulmine lo ha un po’ aperto… tagliato a metà. E pensavamo che non si potesse fare niente. E invece sono venuti gli esperti… lo hanno come incollato, incementato… come se gli avessero dato una crema, una pomata… come posso dire… hanno medicato questa ferita di questo albero che poi è vissuto bene.
Ecco vedrei un albero così… come quello che c’è l’ha… ferito ma che però qualcuno medica, ha medicato ed è vissuto bene, ed è tornato abbastanza rigoglioso e tutto.